Un episodio avvenuto a dieci anni dalla strage del Bataclan di Parigi apre nuove ferite e paure nel cuore della vecchia Europa.
Dieci anni dopo la notte di terrore vissuta a Bataclan e in vari luoghi di Parigi il 13 novembre 2015, quando furono uccise 132 persone e centinaia rimasero ferite, l’Europa sembra tornata a fare i conti con la fragilità della sua tranquillità quotidiana: in queste ore, le commemorazioni sono servite non solo per onorare le vittime ma per ricordare quanto la libertà dei popoli europei sia sempre sotto pressione e il rischio di attentati sempre presente.
A rendere ancora più cupa l’atmosfera delle celebrazioni in ricordo di quei drammatici fatti di sangue, che hanno colpito al cuore dell’Europa, nel pomeriggio di venerdì, nel centro di Stoccolma – nel quartiere centrale di Östermalm, lungo Valhallavägen, un autobus ha travolto una pensilina della fermata del mezzo pubblico, provocando morti e feriti. L’autobus, secondo i primi resoconti, non era in servizio e non trasportava passeggeri al momento dell’impatto, cosa che ha subito alimentato dubbi e ipotesi.
Nel frattempo, giunte sul posto, le forze di polizia hanno tratto in arresto l’autista del pullman, la cui identità non è stata immediatamente resa nota e che dovrà ricostruire l’accaduto, spiegando le ragioni del suo gesto. Il fatto acquista un significato simbolico: accanto al ricordo delle stragi del passato emerge il timore che non solo gli “obiettivi strategici”, come concerti, stadi, centri urbani, ma anche i luoghi della routine quotidiana possano diventare teatro di tragedie.
La tragedia di Stoccolma rafforza dunque un messaggio: la normalità è fragile, la vigilanza non può allentarsi, proprio perché ancora oggi le città, le infrastrutture urbane, i trasporti – luoghi che abitualmente consideriamo sicuri – possono diventare improvvisamente vulnerabili. Nel momento in cui la causa dell’incidente non appare chiaramente un atto deliberato, l’incertezza stessa produce allarme o allarmismo eccessivo, a seconda dei punti di vista.
Quelle appena trascorse sono state anche le ore del ricordo, anche in Italia, dove a Venezia è stata ricordata la memoria di Valeria Solesin, la ricercatrice uccisa proprio nella notte del Bataclan. Una cerimonia in cui il sindaco della città lagunare, Luigi Brugnaro, ha evidenziato: “Ricordare Valeria significa anche questo: riaffermare che il terrorismo e le guerre non possono spegnere i valori in cui crediamo, non possono minare le nostre libertà, non possono dividerci”.
Anche in Francia i temi toccati sono stati gli stessi: è stato sottolineato che le azioni della sicurezza, la cooperazione tra Stati membri, le strategie anti-terrorismo sono state rafforzate. Ma è anche emerso, con grande forza, che il trauma per quello che accadde dieci anni fa, non si può cancellare semplicemente con i processi: la memoria è viva e la società cambia, ma restano tensioni, ferite invisibili, vulnerabilità.
Finalmente so come abbinare i fagiolini in modo che non siano uno dei soliti contorni…
Annoiato dal classico purè di patate? Una ragione in più per provare questa variante spaziale:…
Arriva prima o poi il momento di dover decidere di mettere fine al disordine e…
Pensioni, non tutti hanno ricevuto la quattordicesima a luglio ma ora la riceveranno a dicembre:…
Oggi vi facciamo vedere come fare la torta d zucca, un dolce perfetto per questo…
Con l'arrivo dell'inverno diventa fondamentale cercare anche dei trucchi per rendere casa meno fredda almeno…